Il prof. Carlo Alberto Defanti è intervenuto su “Medicina e fine della vita”

Giovedì 14 febbraio 2013, il professor Carlo Alberto Defanti è stato ospite dell’Associazione Clementina Borghi, presso la sala Carminati del complesso della Banca di Credito Cooperativo di Treviglio, per affrontare i capisaldi di un tema molto impegnativo che si potrebbe, forse in modo semplicistico, riassumere nella terribile domanda “quali sono i parametri da prendere in considerazione per diagnosticare la morte di un essere umano”?

Locandina Defanti

Il pubblico intervenuto ha, così, avuto la possibilità di  ascoltare da una fonte estremamente qualificata  i punti fondamentali di un problema che genera dispute ideologiche malamente indirizzate e a volte strumentalizzate.

I progressi della medicina hanno portato alla possibilità di combattere la malattia andando anche oltre a quella che una volta era considerata la morte naturale: quando si moriva, cioè, quasi sempre nel proprio letto e accompagnati dalla constatazione del decesso da parte del medico di famiglia.

Oggi, invece, si muore prevalentemente in ospedale e, a volte, solo dopo una trafila di cure più o meno lunga che rischia di avere poco di naturale perchè il paziente può essere mantenuto in vita grazie all’ausilio dei moderni macchinari. Si arriva, così, al paradosso che questi reali progressi nelle modalità di cura consentono soltanto di prolungare la sopravvivenza di quanti fino a pochi anni fa sarebbero stati considerati morti.

Ci si trova, quindi, di fronte a pesantissimi quesiti che, come lo stesso prof. Defanti sostiene, non consentono di  “prescindere dalle intuizioni morali. Però, siccome possono corrispondere a modelli del passato, devono essere sottoposte ad un vaglio razionale. Ed eventualmente modificate. Questo non significa che siano necessariamente sbagliate, soltanto che non vanno prese per verità immutabili. È un lavoro faticoso, far cambiare idea alle persone è difficile e complesso”.

Il professor Carlo Alberto Defanti ha diretto i reparti neurologici degli Ospedali Riuniti di Bergamo e dell’Ospedale Niguarda di Milano, è autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche ed è uno dei fondatori della Consulta di Bioetica ed ha affrontato sul campo le problematiche da lui teorizzate nel corso della dura situazione affrontata dalla famiglia Englaro per la cura di Eluana .