L’architetto Barbara Oggionni è intervenuta su “I luoghi del lavoro”

Locandina Oggionni 2

Lunedì 4 marzo l’architetto Barbara Oggionni è intervenuta, a Treviglio, presso la Sala Carminati della BCC,  sul tema “I luoghi del lavoro”.

L’intervento è iniziato con una riflessione sui diversi modi in cui, anche nel passato, sono stati interpretati i luoghi del lavoro.

Luoghi in grado di evocare immagini e suggestioni che hanno portato numerosi artisti ad  illustrare questo tema spaziando dalla fatica del contadino (Teofilo Patini) alle botteghe in cui si vendono i prodotti della terra o il pescato del mare (Carracci, Campi e Signorini) o, infine, ai luoghi del lavoro domestico.

Il progredire della tecnica fotografica agli inizi del secolo scorso ha consentito, poi, anche a questa “musa moderna” di interpretare la realtà del lavoro con immagini che hanno portato a conoscenza del grande pubblico, anche di quello che non frequenta i musei, il mondo del lavoro in tutte le sue sfaccettature.

La rivoluzione industriale, con le conseguenti modificazioni del tessuto sociale e le tematiche dell’alienazione del lavoratore, ha fatto irrompere il mondo della fabbrica nella rappresentazione di artisti (Sironi), fotografi (Scianna) e registi cinematografici (Lang e Chaplin).

La relatrice è poi passata ad esaminare come queste problematiche generali si sono declinate nella realtà locale del Trevigliese e delle zone limitrofe  illustrando come è variato il panorama di quella che ormai è diventata una vera e propria branca del sapere architettonico: l’archeologia industriale.

Dopo i primi insediamenti collocati nei grandi spazi di ex-conventi dismessi, si ha un primo approccio più razionale alla progettazione dei luoghi del lavoro con la nascita del fenomeno dell’imprenditorialità “illuminata”.

In questo approccio l’imprenditore coniuga il proprio interesse economico con l’osservazione che inserire un opificio in un ambiente non spersonalizzante, dotato di servizi che migliorino la vita del lavoratore e della sua famiglia oltre a instaurare una linea di correttezza sociale, genera anche un ritorno economico più favorevole derivante da una maggiore produttività ed efficienza.

Il prototipo di questo tipo di approccio innovativo alla realtà produttiva di quel periodo non può che essere il Villaggio Crespi di cui l’architetto Oggionni ha illustrato sia le caratteristiche costruttive razionali adottate per la parte industriale (approccio a copertura SHED) che l’approccio alla componente socializzante delle costruzioni, dell’organizzazione urbanistica e del contesto complessivo.

L’intervento della relatrice si è, poi, avviato alla conclusione indagando la realtà attuale e le auspicabili prospettive future per la gestione dei siti di archeologia industriale che diventano di volta in volta “disponibili” a seguito delle varie vicissitudini e scelte economiche delle aziende.

Così è stato messo in evidenza il diverso approccio nella ri-destinazione delle aree dismesse adottato in Italia rispetto ad altre nazioni europee.

In Italia si è affermata la scelta quasi totale di riconvertire i siti dismessi in edilizia abitativa o in area commerciale con la conseguente cancellazione della storia originaria dell’azienda precedentemente localizzata nell’area. Esempio di questa scelta, in campo locale, è la ricostruzione totale dell’ex-area Prandoni e la futura riedificazione dell’area industriale ex-Baslini.

Diverso è, invece, l’approccio seguito in altre nazioni europee nelle quali l’intervento di recupero è molto spesso eseguito tenendo conto “dell’anima” del sito dismesso mantenendone potenti riferimenti alle strutture produttive del passato.

Esempi di questo approccio sono il Parc Citroen e il Parc de la Villette a Parigi e il complesso della Zollverein nella Ruhr in Germania.